sabato 16 febbraio 2019

Recensione "Un maledetto lieto fine" di Bianca Marconero

Cari romantici, Silvia Paguni ha letto "Un maledetto lieto fine" di Bianca Marconero, un new adult edito Newton Compton Editori.

Titolo: Un maledetto lieto fine
Autrice: Bianca Marconero
Genere: New Adult
Editore: Newton Compton Editori
Ebook: 0,99€
Copertina rigida: 7,43€
Copertina flessibile: 12,90€
Per acquistarlo → Un maledetto lieto fine

to be continued...

SINOSSI
Agnese ha diciannove anni, è la figlia di un senatore piuttosto influente e ha ricevuto un’educazione rigida. Le piace disegnare ma ha messo i sogni nel cassetto e si è iscritta a Giurisprudenza. Dopo la morte della madre, ha imparato a nascondere a tutti i suoi veri sentimenti ed è diventata la classica ragazza ricca, perfetta, composta e fredda, ma in realtà piena di insicurezze. Quando la sua incapacità di lasciarsi andare allontana il ragazzo di cui è innamorata da anni, Agnese capisce di avere bisogno di aiuto. Vorrebbe qualcuno che le insegni a essere meno impacciata e Brando, il suo fratellastro appena acquisito, sembra proprio la persona giusta. Lui lavora di notte, suona in una band, e cambia ragazza ogni sera. Peccato che il bacio che i due si scambiano per “prova” sia lontano anni luce da un esercizio senza conseguenze. Così le loro lezioni di seduzione ben presto diventano qualcosa di più… Brando saprà insegnare ad Agnese che la lezione più importante di tutte è abbandonarsi alle emozioni?

RECENSIONE
Mai come questa volta ho compreso il titolo di un libro, ahimè, solo alla fine.
Per la prima volta ho sperato che la storia continuasse ancora dopo l’ultima pagina. Se non fosse stato per il capitolo Ringraziamenti, avrei pensato di aver letto una copia monca o difettosa. Non so se l’autrice, di cui leggo per la prima volta qualcosa, abbia previsto un seguito della storia (penso di sì dal finale aperto) ma se così non fosse esorterei vivamente lei o la CE a prenderne in considerazione l’idea.
Ci sono, a mio avviso, ancora tante cose da poter approfondire, alcuni personaggi ancora da punire, questioni da far quadrare e, non ultimo, ancora tante rivincite da far prendere ai due protagonisti.
La sensazione che mi lascia è quella di aver letto mezza storia con un gran potenziale di sviluppo. Anche se, finita la lettura e lasciando decantare per un po’ l’epilogo, si riesce quasi ad apprezzarne lo straziante finale così come concepito dall’autrice, per la coerenza con i personaggi e i loro caratteri. Senza spoilerare e rovinare così una bella lettura, ricca di situazioni e avvenimenti coinvolgenti, posso dire di aver comunque gustato velocemente tutto il romanzo dall’inizio alla fine.
È scritto molto bene e in maniera fluida, anche le scene più osé sono equilibrate e mai volgari anzi direi che sono le emozioni quelle che l’autrice riesce a far risaltare principalmente, alternando i capitoli tra i punti di vista di Agnese e Brando.
La storia, scritta in prima persona, è quella sentimentale che si trasforma lentamente tra due ragazzi costretti a essere fratellastri in seguito al matrimonio dei rispettivi genitori ormai vedovi. Pochissima la differenza di età che li divide così come diametralmente opposto è tutto il resto che li riguarda: stato sociale, amicizie, sogni e aspirazioni e perfino la zona di Roma in cui sono cresciuti.

“Resta giusto il rischio di incontrare lui, il debosciato. Sto parlando di Brando Serristori, il figlio della moglie di mio padre. Da due anni lui vive nella mia casa ed è come la combinazione simultanea di una spina nel piede e di un calcio in bocca. Una specie di Kurt Cobain che si atteggia a ribelle e passa metà della sua vita a litigare con mio padre e l’altra metà a suonare con la sua band, in locali malfamati. Ma è mezzanotte appena. Ovunque sia ad ammazzarsi di birra e musica orrenda, probabilmente la sua serata non è neppure iniziata.”

Brando con la madre, donna fragile e con poco carattere, si trasferisce nella villa del ricco politico accentratore Altavilla e di sua figlia, con i quali per due anni vive un rapporto distaccato e insofferente solo per il bene della madre. Musicista dotato e sognatore, figlio di un padre eclettico come lui, si circonda degli amici fidati che sono anche i componenti della sua band.
Pier, su tutti l’amico per eccellenza, quello che non dovrebbe mancare nell’adolescenza di ognuno.
Agnese, ragazzina di neanche diciannove anni, viziata e manipolata caratterialmente dal padre, succube della sua condizione sociale e del ricordo di una madre che in vita ha avuto un gran peso nella società bene romana. Il loro rapporto è praticamente nullo all’interno delle mura domestiche per due anni, finché l’ingenua Agnese non chiede aiuto allo smaliziato fratellastro per “risolvere” una questione personale e apparire meno innocente e infantile agli occhi di Mattia, il ragazzo di cui ha sempre bramato le attenzioni. Ma le conseguenze a questa semplice richiesta di aiuto saranno l’inizio di una ben più complicata storia di sentimenti.
Il personaggio di Agnese è mostrato frivolo e altezzoso, spocchioso e infantile, fondamentalmente molto solo e in cerca di continue approvazioni. Eppure, è quello che mi ha intrigato di più, ne ho percepito la maschera necessaria a proteggersi e la fragilità nel soccombere alla sua realtà, fingendo anche con se stessa che la sua vita fosse consapevolmente una sua scelta.

“Il fiume mi fa ancora compagnia sul Lungotevere Marzio. La sua superficie replica le luci in un modo che affascina e allo stesso tempo inquieta. Se non sapessi nulla della consistenza dell’acqua, penserei che è affidabile. Proverei a calpestarla e finirei per sprofondare.”

Da Brando è impossibile non farsi catturare, dalla sua esuberanza dalla sua musica e dalla sua bellezza. Troppo facile parteggiare per lui, più difficile è convincersi che sia solo un personaggio inventato. La cosa che ho odiato di più in entrambi è stata sicuramente l’incapacità reciproca di esprimere i loro sentimenti con chiarezza, cosa che non è cambiata neanche alla fine del romanzo, imprimendo così alla storia quella sensazione di incompiutezza. Accurata l’ambientazione e le scorrazzate in giro per la capitale tra piazze, ponti e vicoli in successione reale, che rendono più vive le scene agli occhi del lettore.

“Mi sposto per Roma con la Vespa di mio padre, un mezzo che non venderei per niente al mondo. Una delle poche cose, assieme ai suoi dischi e ai suoi libri, che mi ricordano chi sono. Lasciare questo rione è sempre un atto di violenza verso me stesso. Non soltanto per i ricordi, legati a queste strade, o per gli amici che ancora vivono qui, non è solo per ciò che mi lascio alle spalle, ma anche per ciò che mi aspetta dall’altra parte del fiume. Già nel momento in cui attraverso ponte Mazzini, io mi sento venire meno il fiato. Seguo il Lungotevere per tardare il momento in cui l’altra riva sparirà dalla mia vista. Non sono mai pronto ad andarmene. I miei amici sono una parte della mia forza.”

Mi trovo in reale difficoltà per la prima volta nell’assegnare le stelle piene di valutazione. E con la speranza di un sequel, una novella o anche un SMS a chiarire il “maledetto lieto fine”, non posso non considerare le capacità oggettive di questa scrittrice che ha catturato la mia attenzione per il quale motivo ne consiglio decisamente la lettura.
Buona lettura!

Bello
Alla prossima, Silvia Paguni.
Il team di Passion For Books. ♥

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