mercoledì 27 maggio 2020

Recensione "La profezia del tempio perduto" di Pierpaolo Brunoldi

Cari romantici, Silva Zenati ha letto "La profezia del tempio perduto" di Pierpaolo Brunoldi, un thriller storico edito Newton Compton Editori.

Titolo: La profezia del tempio perduto
Autore: Pierpaolo Brunoldi
Genere: Thriller storico
Editore: Newton Compton Editori
Per acquistarlo → La profezia del tempio perduto

to be continued...

SINOSSI
1220. Acri, Regno di Gerusalemme. Il cadavere di un giovane frate giace, orribilmente seviziato, ai piedi della cittadella degli Ospitalieri. Il priore dell’ordine, Enrico, incarica Bonaventura da Iseo, il geniale alchimista francescano appena giunto in città, di indagare su quanto è accaduto. Ben presto il frate comprenderà che dietro a quel delitto c’è la mano di un’antica setta, forse la stessa che ha tentato di ucciderlo in Italia. E scoprirà anche che l’omicidio è legato alla misteriosa scomparsa di un manoscritto, La profezia del sangue, che contiene un segreto in grado di cambiare il destino del mondo. In una città dove regnano l’inganno e la violenza, tra sotterranei oscuri, fortezze inespugnabili e antichi palazzi, Bonaventura metterà a rischio la sua stessa vita per sventare un progetto diabolico. In gioco ci sono le sorti stesse della cristianità…

RECENSIONE
Anno del Signore 1220, il frate Bonaventura da Iseo, alchimista, medico e altro ancora, ha in custodia nel monastero di Ancona Fleur D'annecy e suo figlio Ruggero, toccati per discendenza da un'antica “profezia del sangue” riguardante l'anticristo. Due medaglioni portano incise parti della formula per invocarlo ma non è sufficiente, c'è un terzo medaglione nascosto da qualche parte che può renderla completa e permettere l'orrenda tragedia.
Bonaventura si metterà in viaggio per Acri, città dai molti volti e dalle mille trappole per poi proseguire per Gerusalemme dove cercare, insieme a Francesco D'Assisi, di scongiurare la venuta dell'anticristo.
Ho riflettuto un po' per capire cosa, a mio avviso, non funzionasse in questo romanzo. La storia si svolge nel medioevo, un periodo ispiratore di vicende legate a profezie e riti magici. L'ambientazione, monasteri, frati, biblioteche, città zeppe di etnie e religioni, spie e mercanti non è originalissima ma ci può stare. Ciò che poco mi ha convinto e rende il romanzo poco avvincente sono, secondo me, la narrazione e la scrittura.

Era un frate alto più della media. La barba castana, solo lievemente venata di grigio alle tempie, copriva i suoi lineamenti al pari dei baffi sulle labbra carnose. Il passare degli anni non aveva ancora intaccato il vigore di un fisico da guerriero sotto il saio bruno di un frate. I suoi occhi di un blu profondo si volsero verso l'ingresso della chiesa, immerso nella penombra.

I capitoli si susseguono in ordine temporale con narratore esterno al tempo passato. Ognuno è ambientato in una zona di città o in una porzione di monastero, di biblioteca e così via dove agiscono i personaggi secondo lo schema arrivo-azione-risoluzione. E proprio qui sta il problema. Lo schema è fin troppo visibile, le scene si rincorrono una dopo l'altra senza tensione, senza suspense. Lame trafiggono corpi senza che chi legge avverta un sussulto, in luoghi silenziosi e bui avvengono assalti descritti come fossero una ricetta di cucina.

Bonaventura era a disagio. L'uomo che aveva di fronte non gli era mai piaciuto. Aveva sempre diffidato dei toni melliflui e lusinghieri. Il più delle volte, chi l'aveva blandito con la lingua aveva poi cercato di ucciderlo con la spada. D'altra parte non poteva negargli il suo aiuto.

Il protagonista, frate Bonaventura da Iseo pare un Indiana Jones medievale con il saio senza però averne il gusto dell'ironia. C'è anche una frase che viene detta da uno dei personaggi  “ricorda che il giusto che cammina sulle orme di Dio...” che ricorda qualcosa di simile che viene detto in uno dei film sul famoso archeologo avventuriero.
Gli altri personaggi, necessari alle varie azioni appaiono e scompaiono intorno al Bonaventura morendo il più delle volte infilzati senza spargimento d'emozioni. La figura di Francesco d'Assisi aleggia un po' su tutto il romanzo quale mediatore politico-religioso e poi, all'improvviso, compare sulla scena contornato da un'aura luminosa stile Gandalf che mi è sembrata un tantino fuori luogo per una personalità dello spessore del grande Santo.

«Dunque siete Bonaventura da Iseo, il famoso alchimista, Francesco mi ha molto parlato di voi.»
«Francesco tende a parlare molto degli altri e troppo poco di sé», rispose Bonaventura.
«Sono le sue opere a parlare, non credete?», disse Ezechiele.
«Avete ragione».
«Sono solo uno strumento del Signore, come voi tutti. Ognuno di noi è un tassello importante nel disegno di Dio», disse Francesco, che quasi non aveva toccato cibo, come al solito.

La scrittura parte bene, nelle prime pagine sembra conformarsi all'ambientazione medievale, ma man mano che si prosegue perde questa caratteristica lasciando il posto a un linguaggio più contemporaneo e alcune pagine risultano appesantite da una quantità di “fu allora che...” e “ fu a quel punto che...”.
Un'ultima annotazione vorrei farla sulle illustrazioni. Passi lo stile al quanto geometrico ma i disegni sono piccolissimi e le legende minuscole, non si riesce a leggerle nemmeno con una lente.
Non posso dare un giudizio completamente negativo perché, dopotutto,  andando a ritmo sostenuto le scene, il romanzo si legge fino in fondo ma l'incapacità di coinvolgere e la mancanza di quel mistero avventuroso che romanzi di questo tipo necessitano, m'impediscono di andare oltre il piacevole.
Buona lettura!
Piacevole
Alla prossima, Silva Zenati.
Il team di Passion For Books. ♥

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