martedì 17 marzo 2020

Recensione "La campana in fondo al lago" di Lars Mytting

Cari romantici, Silva Zenati ha letto "La campana in fondo al lago" di Lars Mytting, un romanzo DeA Planeta.

Titolo: La campana in fondo al lago
Autore: Lars Mytting
Genere: Romanzo
Editore: DeA Planeta
Per acquistarlo → La campana in fondo al lago

to be continued...

SINOSSI
Norvegia, 1879. Nel piccolo villaggio di Butangen sorge una chiesa dalla bellezza austera e sublime. È un’antica stavkirke, interamente costruita in legno e intrisa di memoria, di leggende e di magia. È qui – tra i banchi spolverati di neve e un freddo capace di gelare il midollo – che un tempo si poteva ammirare l’ultimo arazzo tessuto dalle dita instancabili di Halfrid e Gunhild Hekne, gemelle siamesi unite “per la pelle” dalla vita in giù. Ed è sempre qui che le campane realizzate dal padre in loro onore rintoccano da sé, misteriosamente, ogni volta che una minaccia incombe sulla valle… Fino al giorno in cui il nuovo pastore decide di disfarsene nel nome del progresso e delle proprie ambizioni. Ma il reverendo non ha fatto i conti con Astrid Hekne, indomita discendente di Halfrid e Gunhild, disposta a tutto, anche all’inganno, pur di difendere le “sue” campane e sfuggire a un futuro che sembra già scritto. Mirabolante intreccio di storie, epoche e destini, La campana in fondo al lago è il nuovo, celebrato romanzo di uno degli scrittori scandinavi più amati e talentuosi. Un omaggio vibrante allo “stupore dei tempi andati” e al fascino di una terra aspra e bellissima.

RECENSIONE

Nel villaggio norvegese di Butangen alla fine del 1800 sta per avvenire un cambiamento epocale: demolire la “starvkirke”, tradizionale chiesa norvegese costruita in legno, per sostituirla con una moderna, in mattoni, sul modello di quelle tedesche. Lo vuole il giovane pastore appena insediatosi nella parrocchia, per dare un impulso al cristianesimo e lo vogliono gli studiosi di architettura di Dresda che vogliono trasportare la starvkirke di Butangen nella loro città per preservarne la memoria storico-artistica. Ma la chiesa custodisce le Campane Sorelle, un regalo fatto da un antenato della famiglia più in vista del villaggio la cui discendente, Astrid, non vuole saperne di vederle andare lontano.
Tra i ghiacci e le lunghe notti dell'Europa del Nord s'intrecciano destini, si accendono passioni che porteranno a grandi sacrifici fatti senza rimpianti.
Devo dire che, all'inizio, lo scritto mi è parso piuttosto lento con le descrizioni minuziose di luoghi, persone e avvenimenti, ma man mano che procedevo nella lettura, mi accorgevo che erano proprio quelle descrizioni accurate che mi facevano entrare a Butangen e vivere al fianco dei personaggi.
Lo stile di scrittura è compatto, accurato ma mai noioso o ripetitivo.
I personaggi sono tratteggiati come fossero ritratti fatti a matita e i loro caratteri magistralmente mostrati con azioni e dialoghi perfetti per ognuno di essi.
I capitoli si susseguono secondo la narrazione con tempo al passato e ciascuno tratta gli avvenimenti secondo il punto di vista di uno dei personaggi.
Su tutto il romanzo aleggia un certo “si narra che...” che fa apparire la storia come sospesa tra realtà davvero avvenuta e fantasia di uno scrittore, ed è ciò che mi ha avvinto alla lettura.

Il clangore delle Campane Sorelle non era malinconico né spaventoso. Ogni rintocco portava una promessa di primavere migliori, un suono vibrante con sfumature persistenti e piacevoli. Le note penetravano nel profondo, spalancavano orizzonti superiori e commuovevano persino gli insensibili.

Questo sentore di storie raccontate davanti a un caminetto nelle fredde sere d'inverno mi ha catturata e portata con sé tra gli abitanti di un territorio reso aspro dalla presenza del generale inverno per la gran parte dell'anno. Gente abituata a faticare avvezza alle situazioni dolorose per le quali piangeva due lacrime e poi faceva  quel che andava fatto anche se ciò comportava grandi sacrifici. Uomini e donne che ascoltavano e osservavano la natura con attenzione riconoscendone i segnali, persone che facevano tesoro delle vite degli avi, dei loro errori, dei loro moniti e insegnamenti tramandati per generazioni attraverso le leggende.

Le Campane si ostinavano a battere, un suono selvaggio e insensato, più forte che mai, tremolii sismici che facevano tintinnare i sassolini

~

Ciò che avvenne fu interpretato come un cattivo presagio e riavviò superstizioni appisolate: nel preciso istante in cui  (il pastore ) infilò la chiave nella toppa, le Campane smisero di suonare.

Così, tutto il romanzo è intriso delle tradizioni e delle credenze norrene che i personaggi vivono nel quotidiano in modo talmente naturale che mi è venuto facile credere che le Campane suonassero davvero a loro piacimento e che fossero gli antenati o gli spiriti del territorio ad andare in sogno agli abitanti del villaggio per indicare loro una decisione da prendere o una strada da seguire.

La  slitta con le Campane sorelle doveva essersi ribaltata su un declivio lungo il lato meridionale del Losnesvatnet dove le acque erano profonde e sgombre dal ghiaccio. Le Campane dovevano aver vibrato mentre rotolavano una a fianco all'altra lungo la valle e l'enorme clangore era proseguito sott'acqua, indebolendosi mentre calavano a picco, fino a quando non avevano raggiunto il fondo tacendo per sempre.

Insomma, è un romanzo che prende poco alla volta ma pervicacemente e quando si arriva alla fine ci si accorge che si vuole stare ancora lì, tra la neve e i boschi di Butangen, per continuare a vivere con i suoi abitanti perché c'è ancora molto da raccontate su di loro.
Alla fine del libro l'autore ci avverte che è il primo di una trilogia e io voglio assolutamente leggere il seguito.
Super consigliato a chi ama immergersi in vicende lontane nel tempo condite di leggende troppo spesso dimenticate che rendevano forse più accettabili gli inevitabili ostacoli della vita.
Buona lettura!
Bello
Alla prossima, Silva Zenati.
Il team di Passion For Books. ♥

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