martedì 17 settembre 2019

Recensione "Il giorno che imparai a volare" di Katherine Center

Cari romantici, Silvia Paguni ha letto "Il giorno che imparai a volare" di Katherine Center, un romanzo edito Piemme.

Titolo: Il giorno che imparai a volare
Autrice: Katherine Center
Genere: Romanzo
Editore: Piemme
Per acquistarlo → Il giorno che imparai a volare

to be continued...
SINOSSI
Margaret Jacobsen vive un momento d'oro: ha un lavoro fantastico, un fidanzato che adora, e tutti i sogni di chi sta per cominciare una vita perfetta. E poi arriva quel giorno, quello in cui la felicità avrebbe dovuto prendere forma nel modo più eclatante. La proposta di matrimonio del suo ragazzo, mentre entrambi si librano alti nel cielo su uno dei piccoli velivoli che lui ama pilotare, la sua grande passione. Ma basta la distrazione di un attimo e, insieme all'aereo, la vita intera di Maggie precipita.
In ospedale, costretta a pensare alla possibilità che potrebbe non camminare mai più, Maggie vede crollare tutto intorno a sé: l'amore del fidanzato, vacillante di fronte al tremendo senso di colpa, la carriera, la felicità della sua famiglia…
Ma poi arriva Ian: il "peggior" fisioterapista dell'ospedale, quello che le infermiere le sconsigliano per i metodi troppo duri. Ian dai modi bruschi e villani. Ian che la sgrida duramente se non fa i suoi esercizi. Ian… l'unico al mondo a vederla per ciò che è davvero… Perché, a volte, abbiamo bisogno di qualcuno che ci insegni a volare quando ci sembra di non avere più ali da spiegare.

RECENSIONE
La storia di Margaret Jacobsen è una di quelle che capitano quotidianamente attorno a noi, quelle che fanno pensare a quanto la vita che sogniamo o programmiamo sia in realtà solo la “speranza” che tutto vada come l’abbiamo prevista. Poi accade qualcosa, piccola o grande che sia, un evento, che segna il confine tra la vita che volevamo e il resto di quella che ci è concesso di percorrere. Sta a noi trovare la forza per sfruttare al meglio il tempo rimanente.

“Non pensai ai miei genitori in quel momento, né ai miei amici, o a quanto sarebbe stata terribile la mia morte per gli altri. Pensai solo a me stessa, al fatto che non riuscivo a credere, cazzo, che quello fosse tutto il tempo che avevo avuto.”

Margaret, ventottenne brillante, con un futuro roseo davanti a sé, odia volare e per un caso diabolico del destino, proprio un volo finito male segnerà l’inizio di una nuova difficile e ingiusta vita, per lei ma anche per chi le sta intorno.

“Cercavo di mettere insieme il quadro, ma non ci riuscivo. La mia vita come la conoscevo era finita, e questo era più che sufficiente a tenermi sveglia la notte. Non sapevo cosa ne era rimasto, o cosa aspettarmi, o cosa immaginare di poter sperare.”

Tutti saranno segnati inevitabilmente dall’incidente di Margaret. E attorno a questo si snoderanno anche le vite e le vicende degli altri personaggi della storia. Quello che la protagonista attraversa è tutta la gamma emozionale che in una situazione come la sua è fisiologico percorrere, dall’incoscienza iniziale della propria condizione alla non accettazione della stessa, dalla speranza che possa esserci un miglioramento alla desolata rassegnazione dell’inevitabilità, passando per stadi altalenanti di energico impegno fisico per allenare la parte del corpo che resta abile.

“Non riuscivo ad immaginare il futuro, e non potevo, non volevo pensare al passato. E con passato intendevo dieci giorni prima. Il mio passato non aveva nemmeno avuto il tempo di sbiadire: mi era stato strappato via, tutta la storia di chi ero, di quello che avevo fatto, di tutto ciò in cui avevo mai sperato, non esisteva più.”

Margaret è costretta a una vita in carrozzina e in ospedale, per tutte le settimane che le concede la sua assicurazione, verrà aiutata dal fisioterapista scozzese Ian, brusco e taciturno, che instaurerà con lei un rapporto di fiducia e di affetto.
La storia non ha come essenza principale il romanticismo tra i due, ma ne segue tutto lo svolgimento nella trama. La perla di fondo, che personalmente mi ha tenuto incollata alle pagine, è stata quella dell’entrare in sintonia con le emozioni di Maggie, con i suoi pensieri, dai più tragici a quelli più fiduciosi, constatando quante difficoltà anche pratiche oltre che emotive, una persona disabile deve affrontare ogni giorno.
Personalmente mi sono sempre chiesta cosa si prova quando la vita ti cambia drasticamente tutte le priorità, le abitudini e le certezze che chiunque coltiva nella quotidianità. Sostanzialmente si sente la necessità di trovare nuove ragioni per vivere costringendosi così a costruirsi una nuova vita degna di essere vissuta. Questa autrice è stata davvero brava a far avere, attraverso la protagonista, una seppur piccola percezione di quello che nessuno si aspetterebbe mai di provare. Scritto in prima persona dal punto di vista di Margaret è una scrittura anche a tratti divertente e fluida, specialmente nei bei dialoghi con l’esuberante sorella Kitty ritrovata dopo tre anni, o quelli con la madre sempre presente e accentratrice.
Consigliatissimo a tutti per il tema trattato in maniera delicata e senza pietosismi che riesce a coinvolgere dalla prima a l’ultima pagina.      

“Più di ogni altra cosa, so che devi solo scegliere di tirare fuori il meglio da tutto. Hai una sola vita, e va solo in avanti. E ci sono davvero tutti i tipi di lieto fine.”

Buona lettura!
Magnifico
Alla prossima, Silvia Paguni.
Il team di Passion For Books. ♥

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