mercoledì 9 settembre 2020

Recensione "Il giallo della villa abbandonata" di Riccardo Landini

Cari romantici, Silva Zenati ha letto "Il giallo della villa abbandonata" di Riccardo Landini, un thriller/giallo edito Newton Compton Editori.

Titolo: Il giallo della villa abbandonata
Autore: Riccardo Landini
Genere: Thriller/Giallo
Editore: Newton Compton Editori
Per acquistarlo → Il giallo della villa abbandonata

to be continued...
SINOSSI
Astore Rossi, un restauratore, è stato incaricato di fare una valutazione di alcuni mobili antichi nella vecchia villa fatiscente appartenuta a una no­bildonna recentemente scomparsa.
L’erede, Roberta Arditi, spera di ricavare più denaro possibile, ma Astore si rende conto che i mobili sono di scarsissimo valore e in pes­sime condizioni. L’unico oggetto che lo colpisce è un quadro, una crocifissione in cui Cristo è ritratto in una postura inconsueta, circon­dato da strane figure. Decide così di rivolgersi a un esperto, il professor Zeni, il quale è certo che si tratti di una delle pochissime opere di Jo­seph Balkan, artista tedesco dalla fama oscura, amico di Arnold Böc­klin, al quale si attribuivano poteri negromantici tra cui quello di evo­care i defunti. Zeni chiede e ottiene di poter portare nel proprio studio il quadro per esaminarlo con più calma. Due giorni dopo, mentre è intento a restaurare un tavolo, Astore riceve una visita inequivo­cabile… Dunque nasconde davvero un segreto, quel dipinto misterioso?

RECENSIONE
Astore Rossi è un restauratore di mobili e vive in provincia di Milano, l'unico suo desiderio è di rimanere fuori dai guai, condurre una vita tranquilla, potendo, monotona, addirittura. I guai, invece, cercano lui trovandolo invariabilmente. Così, dalla richiesta di valutazione di alcuni mobili di una vecchia villa abbandonata nasce una situazione pericolosa in cui niente è come sembra e nessuno è chi dice di essere e al povero Astore non resta che lasciarsi trascinare dall'impetuosa corrente degli eventi sperando di uscirne fuori alla meno peggio.
È proprio il caso di dire che il protagonista del thriller, Astore Rossi, è uno sfigato. Non è nemmeno molto intelligente, in realtà visto che quando un estimatore di dipinti si porta via un quadro con la motivazione di dover osservarlo meglio, dalla villa in vendita di cui lui, Astore ha le chiavi, non fa il minimo cenno di diniego.
A me, ad esempio, sarebbe venuto spontaneo dire “ehi, che fai? Lascialo lì che devo almeno chiedere alla proprietaria!” Il nostro eroe invece, no, non fa una piega. Per uno che vuole stare fuori dai guai è bizzarro, quantomeno.

Ritenevo di aver ottenuto legittimamente il diritto al mio angolo di serenità quotidiana, al lavoro, al mio libro serale, al sollievo delle passeggiate silenziose, avendo già frequentato a sufficienza, almeno per i miei gusti, il lato oscuro del mondo. E invece stavo per ficcarmi in un ginepraio tuttaltro che piacevole. Avevo questo si, un'attenuante molto valida: non  lo sapevo ancora e non potevo neppure immaginarmelo.

E dal quell'inesplicabile silenzio nasce una storia di intrighi, fughe, assassinii e un po' di passione, che male non fa, il tutto raccontato da Astore in prima persona con tempo al passato, un capitolo via l'altro tranne il “Prima dell'inizio” e il “Dopo la fine” che sono scritti da narratore esterno rispettivamente prima del primo capitolo e dopo l'ultimo.
Non sono riuscita a capire se il personaggio di Astore, pauroso, inconcludente, incapace di cogliere segnali di pericolo grandi come le insegne di Las Vegas e altrettanto luminosi, sia stata voluta dall'autore o se lo scritto gli sia uscito così e amen!
Mentre leggevo mi sono trovata spesso a “parlare” con Astore dicendogli: “No, non farlo!” oppure “Ehi! Ma non senti puzza di bruciato, in questo?”

Tornai verso il negozio ancor più preoccupato di prima Il passaggio dal lei al tu da parte di Vincenzi segnalava un evidente peggioramento della mia posizione agli occhi del poliziotto e di chi conduceva le indagini. Del resto non potevo negare che rappresentavo la più appetibile delle piste da battere, ammesso che ne esistessero delle altre.

Astore, imperterrito, si butta da un casino all'altro con una disinvoltura che Tom Hanks de “Il codice da Vinci” gli allaccia le scarpe, ma lì ci confortano lo scritto di Dan Brown e la bravura dell'attore mentre lui, il nostro eroe non decifra codici né maneggia antichi e misteriosi reperti e perfino una sconosciuta libraia a cui racconta tutto ma proprio tutto (ma va!) quello che gli sta succedendo, si trasforma in una consumata detective-spia che gli comanda cosa fare e cosa no con il piglio d'un generale d'armata.
Insomma Astore è il totale “non eroe” quello che le situazioni pericolose se le crea da solo e riesce a cadere in tutte le trappole, quelle preparate dagli altri e quelle messe in funzione da se stesso.

Stava piovendo a Roma, un'acquerugiola fastidiosa e sporca. In più faceva freddo e il traffico era intenso, caotico, rumoroso. Tre ottimi motivi per non rimpiangere di dover partire e lasciare la capitale.

Se non fosse chiaro, ho trovato questo thriller abbastanza comico e non so se sia questa la caratteristica principale che deve avere un romanzo con morti sanguinose, inseguimenti, sparatorie, sette misteriose, indecifrabili codici nascosti in ben sette, dico sette quadri sulla crocefissione, appesi tutti in bella mostra in una stanza mentre nell'altra chi li cerca tortura gli abitanti della casa urlando “dove sono i quadri?”...
Ecco, sono ricaduta nell'aspetto comico. Mi riprendo subito e concludo, è la comicità  la colonna portante di un thriller? A mio parere, no e, davvero non sono riuscita a capire se questo effetto spiazzante è stato deciso dall'autore o se, sul serio, non si sia accorto di cosa stesse succedendo al suo romanzo.
Tuttavia, la scrittura scorrevole e il fatto che, dopotutto mi sono divertita leggendolo, mi fanno attestare il giudizio sulle tre stelle.
Buona lettura!
Piacevole
Alla prossima, Silva Zenati.
Il team di Passion For Books. ♥

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