Titolo: La profezia del tempio perduto
Autore: Pierpaolo Brunoldi
Genere: Thriller storico
Editore: Newton Compton Editori
Per acquistarlo → La profezia del tempio perduto
to be continued...
SINOSSI
1220. Acri, Regno di Gerusalemme. Il cadavere di un giovane frate giace, orribilmente seviziato, ai piedi della cittadella degli Ospitalieri. Il priore dell’ordine, Enrico, incarica Bonaventura da Iseo, il geniale alchimista francescano appena giunto in città, di indagare su quanto è accaduto. Ben presto il frate comprenderà che dietro a quel delitto c’è la mano di un’antica setta, forse la stessa che ha tentato di ucciderlo in Italia. E scoprirà anche che l’omicidio è legato alla misteriosa scomparsa di un manoscritto, La profezia del sangue, che contiene un segreto in grado di cambiare il destino del mondo. In una città dove regnano l’inganno e la violenza, tra sotterranei oscuri, fortezze inespugnabili e antichi palazzi, Bonaventura metterà a rischio la sua stessa vita per sventare un progetto diabolico. In gioco ci sono le sorti stesse della cristianità…
RECENSIONE
Anno del Signore 1220, il
frate Bonaventura da Iseo, alchimista, medico e altro ancora, ha in custodia
nel monastero di Ancona Fleur D'annecy e suo figlio Ruggero, toccati per
discendenza da un'antica “profezia del sangue” riguardante l'anticristo. Due
medaglioni portano incise parti della formula per invocarlo ma non è
sufficiente, c'è un terzo medaglione nascosto da qualche parte che può renderla
completa e permettere l'orrenda tragedia.
Bonaventura si metterà in viaggio per
Acri, città dai molti volti e dalle mille trappole per poi proseguire per
Gerusalemme dove cercare, insieme a Francesco D'Assisi, di scongiurare la
venuta dell'anticristo.
Ho riflettuto un po' per
capire cosa, a mio avviso, non funzionasse in questo romanzo. La storia si
svolge nel medioevo, un periodo ispiratore di vicende legate a profezie e riti
magici. L'ambientazione, monasteri, frati, biblioteche, città zeppe di etnie e
religioni, spie e mercanti non è originalissima ma ci può stare. Ciò che poco
mi ha convinto e rende il romanzo poco avvincente sono, secondo me, la
narrazione e la scrittura.
Era un frate alto più della
media. La barba castana, solo lievemente venata di grigio alle tempie, copriva
i suoi lineamenti al pari dei baffi sulle labbra carnose. Il passare degli anni
non aveva ancora intaccato il vigore di un fisico da guerriero sotto il saio
bruno di un frate. I suoi occhi di un blu profondo si volsero verso l'ingresso
della chiesa, immerso nella penombra.
I capitoli si susseguono in
ordine temporale con narratore esterno al tempo passato. Ognuno è ambientato in
una zona di città o in una porzione di monastero, di biblioteca e così via dove
agiscono i personaggi secondo lo schema arrivo-azione-risoluzione. E proprio
qui sta il problema. Lo schema è fin troppo visibile, le scene si rincorrono
una dopo l'altra senza tensione, senza suspense. Lame trafiggono corpi senza
che chi legge avverta un sussulto, in luoghi silenziosi e bui avvengono assalti
descritti come fossero una ricetta di cucina.
Bonaventura era a disagio.
L'uomo che aveva di fronte non gli era mai piaciuto. Aveva sempre diffidato dei
toni melliflui e lusinghieri. Il più delle volte, chi l'aveva blandito con la
lingua aveva poi cercato di ucciderlo con la spada. D'altra parte non poteva
negargli il suo aiuto.
Il protagonista, frate Bonaventura
da Iseo pare un Indiana Jones medievale con il saio senza però averne il gusto
dell'ironia. C'è anche una frase che viene detta da uno dei personaggi “ricorda che il giusto che cammina sulle orme
di Dio...” che ricorda qualcosa di simile che viene detto in uno dei film sul
famoso archeologo avventuriero.
Gli altri personaggi, necessari alle varie
azioni appaiono e scompaiono intorno al Bonaventura morendo il più delle volte
infilzati senza spargimento d'emozioni. La figura di Francesco d'Assisi aleggia
un po' su tutto il romanzo quale mediatore politico-religioso e poi,
all'improvviso, compare sulla scena contornato da un'aura luminosa stile
Gandalf che mi è sembrata un tantino fuori luogo per una personalità dello
spessore del grande Santo.
«Dunque siete
Bonaventura da Iseo, il famoso alchimista, Francesco mi ha molto parlato di
voi.»
«Francesco tende a
parlare molto degli altri e troppo poco di sé», rispose Bonaventura.
«Sono le sue opere a
parlare, non credete?», disse Ezechiele.
«Avete ragione».
«Sono solo uno strumento
del Signore, come voi tutti. Ognuno di noi è un tassello importante nel disegno
di Dio», disse Francesco, che quasi non aveva toccato cibo, come al solito.
La scrittura parte bene, nelle
prime pagine sembra conformarsi all'ambientazione medievale, ma man mano che si
prosegue perde questa caratteristica lasciando il posto a un linguaggio più
contemporaneo e alcune pagine risultano appesantite da una quantità di “fu
allora che...” e “ fu a quel punto che...”.
Un'ultima annotazione vorrei farla sulle illustrazioni. Passi lo stile
al quanto geometrico ma i disegni sono piccolissimi e le legende minuscole, non
si riesce a leggerle nemmeno con una lente.
Non posso dare un giudizio
completamente negativo perché, dopotutto,
andando a ritmo sostenuto le scene, il romanzo si legge fino in fondo ma
l'incapacità di coinvolgere e la mancanza di quel mistero avventuroso che
romanzi di questo tipo necessitano, m'impediscono di andare oltre il piacevole.
Buona lettura!
![]() |
Piacevole |
Il team di Passion For Books. ♥
Nessun commento:
Posta un commento