Titolo: Acqua di sole
Autrice: Bianca Rita Cataldi
Genere: Romanzo
Editore: HarperCollins
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to be continued...
SINOSSI
È l'ultimo giorno del 1955 e sulla campagna intorno a Bari cade leggera la neve, come non si vedeva da tempo. A casa Gentile c’è subbuglio: sta per nascere un bambino. Ma l'urlo della madre fa capire che qualcosa è andato storto. Per fortuna, dopo ore di paura, il Signore fa la grazia e finalmente si può festeggiare il lieto evento, e il nuovo anno. Anche perché lavorare è impossibile: fuori è tutto bianco, e gli uomini della famiglia non possono recarsi nei campi per occuparsi dei fiori che da generazioni danno da vivere ai Gentile. Gli stessi fiori che, sotto un'altra forma, danno da vivere anche ai Fiorenza, la più importante famiglia di profumieri di Bari. E infatti, appena la neve inizia a sciogliersi e campi e strade tornano agibili, dalla città parte Adriano Fiorenza, il primogenito di Claudio, il grande maestro profumiere, e va dai Gentile per ordinare fiori da cui saranno tratte le essenze. Quel giorno Adriano porta con sé sua figlia Teresa, che ha sei anni, e durante quella visita nasce un’amicizia speciale tra lei e il piccolo Michele Gentile, suo coetaneo. È un incontro importante anche per Maria, la zia di Michele, che non avendone di propri lo considera come un figlio. Capisce che il bambino, con la sua straordinaria intelligenza, non può restare in paese, e così, con l’aiuto di Adriano, Michele sarà iscritto alla stessa scuola privata di Teresa, in città. I primi giorni sono difficili, Michele si sente un pesce fuor d'acqua e oltretutto subisce le angherie classiste dei compagni, provenienti dalle migliori famiglie di Bari. Eppure, con tenacia e determinazione, riuscirà a farsi valere. E a scuola rinsalderà la sua amicizia con Teresa e conoscerà la cugina di lei, Vittoria, un poco più grande di loro, una ragazza dal carattere fiero e intraprendente…
RECENSIONE
Puglia 1956, a Terlizzi,
paesino dell'entroterra, vive la famiglia Gentile e tutti i suoi componenti
sono coltivatori di fiori. A Bari vivono e lavorano i Fiorenza i cui membri sono tutti, a vario titolo, impegnati nell'azienda
profumiera di famiglia che si avvale dei fiori dei Gentile per la creazione di
fragranze.
L'abisso di stile di vita tra
le due famiglie è enorme, ma le inquietudini, le preoccupazioni, le aspirazioni
degli uni e degli altri, dopotutto, hanno le stesse caratteristiche. E c'è qualcosa che può colmare l'abisso
almeno un po': la conoscenza, ed è attraverso di essa che il piccolo Michele con
fatica e sacrifici proverà a slegarsi dal suo apparente destino di coltivatore
di fiori.
Ho letto questo romanzo in
quattro giorni tanto mi è piaciuto. L'autrice, con una scrittura limpida e
scorrevole mi ha presentato le due famiglie della saga cambiando, con maestria,
registro di scrittura, narrando dell'una e dell'altra.
Il libro inizia narrando della
famiglia Gentile di Terlizzi un paesino pugliese, e qui la scrittura è asciutta
composta da frasi brevi, arricchita da qualche termine dialettale a sottolineare la mentalità pratica di chi è
abituato a vivere con poco e a trovare soluzioni immediate ai problemi, ma soprattutto è il tono dello scritto a essere paesano nel senso più bello del
termine.
(Michele)
Poi si disse che,
però, alla Madonna magari non gliene fregava niente del Pater e del Gloria,
così riprese dalle Avemarie e ne disse
cinque di seguito, senza fermarsi mai.
«Salva il cuginetto».
Aggiunse alla fine della quinta, perché poteva essere che la Madonna non
riuscisse a capire a che servissero tutte quelle preghiere. «Il figlio di
zia Elisa e zio Aldo». Perché di cugino c'era anche Tonio e poteva essere
che la Madonna si confondesse. «Quello che è ancora nella pancia». Perché pure Tonio era figlio di zia Elisa e zio Aldo. Oh, insomma . Gli era venuto mal
di testa, così lasciò il quadretto sulla mensola del camino e si augurò che la
Madonna avesse capito. D'altra parte, capire era il suo lavoro.
Poi passa a raccontare dei
Fiorenza, ricchi imprenditori di Bari e qui la scrittura si distende, perde le
interlocuzioni dialettali, le riflessioni dei personaggi si allungano e
acquistano in certi momenti il carattere un po' filosofeggiante delle persone
avvezze allo studio, alla progettazione, alla creatività visto che la loro
azienda crea profumi.
Claudio era stato felice di
sistemarli tutti nella grande villa di famiglia, con una certa illusione di
autonomia che era data dalla presenza di ingressi diversi per ciascuna parte
della casa. A conti fatti, vivevano tutti insieme, lavoravano insieme e si
incrociavano nei corridoi. All'inizio, a Claudio, era sembrata un'idea geniale.
Soltanto dopo si era reso conto che aveva creato un ambiente nocivo, in cui le
preoccupazioni per gli affari si fondevano con quelle puramente familiari, e
non c'era mai davvero un attimo di stacco, di riposo mentale.
Già questa attenzione
dell'autrice alla caratterizzazione quanto più possibile profonda delle
personalità dei personaggi mi aveva conquistata. Andando avanti nella lettura mi
sono resa conto che, fin dalle prime frasi, la storia, aveva avuto accesso alle
mie emozioni solleticandole con semplicità e insistenza, regalandomi le chiavi
dei caratteri, dei vari protagonisti laddove l'autrice da narratore esterno
mostrava le vicende tramite le azioni e le riflessioni ora di questo, ora
dell'altro componente familiare in un ritmico susseguirsi d'immagini.
Essendo il primo volume di una
saga familiare, l'autrice riesce a produrre un impeccabile affresco dalle tinte
pastello senza tralasciare tratti più ombreggiati. Sullo sfondo il sud d'Italia
di fine anni cinquanta, le coercizioni sociali, le credenze paesane, la luce e
l'energia del nostro Sud. Nella prospettiva un po' più distante danno i loro
riflessi gli avvenimenti nazionali e internazionali a dare una collocazione
realistica alla narrazione.
E lui guardava la nonna che
sgranava i piselli in una ciotola sul ventre come fossero rosari, zia Elisa che
staccava le punte ai fagiolini e percepiva quell'allegria lieve che
elettrizzava la cucina quando il sole della primavera si infilava negli angoli
delle stanze come un liquido dorato. Michele sapeva di venire da lì. Da quella
luce, da quella allegria. Poteva frequentare la scuola a Bari, farsi vedere
nella casa dei Fiorenza, andare in villeggiatura con loro, ma era un Gentile
che pensava, parlava e scriveva in dialetto, anche quando era convinto di usare
l'italiano. E gli stava bene così.
La terza parte del libro è
dedicata ai bambini cioè la nuova generazione dei Gentile e dei Fiorenza. Su
tutti spicca la “scalata alla conoscenza” del piccolo Michele, un bambino che
una definizione spicciola indicherebbe come “buono” ma che, a ben vedere, nel
romanzo è molto di più. Lui è intelligente e intuitivo, riesce a cogliere
aspetti della realtà che agli altri sfuggono e anche se, razionalmente, non sa
spiegarseli, dopotutto è solo un bambino, gli restano dentro e, man mano si
chiariscono portandolo un passo più avanti nella comprensione di fatti e
persone.
È lui, Michele, con la sua vita oscillante tra la quotidianità del
paese e della propria famiglia e il suo amore per loro e il desiderio di
conoscenza, il coraggio di superare enormi difficoltà per ottenerla nella “vera
città”, Bari, l'anello di congiunzione tra le due realtà, tra le due famiglie
così distanti ma così legate sotto il cielo azzurro della Puglia.
Potrei continuare a parlare
ancora molto analizzando i particolari belli che fanno di questo, a mio parere,
un romanzo storico ma condenserò tutto in un invito: leggetelo e non vi
staccherete con facilità dalla storia delle famiglie Gentile e Fiorenza.
Io aspetto il seguito, sperando
di leggerlo il più presto possibile.
Buona lettura!
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Bello |
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