Titolo: L'infermiera di Hitler
Autrice: Mandy Robotham
Genere: Romanzo storico
Editore: Newton Compton Editori
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to be continued...
SINOSSI
Germania, 1944. Prelevata dal campo di concentramento in cui era prigioniera, Anke Hoff non ha idea del destino che la attende. Quando le viene ordinato di assistere, come ostetrica, qualcuno molto vicino a Hitler è costretta ad accettare: in caso contrario tutta la sua famiglia verrebbe uccisa. Nonostante l’odio per il regime che ha perseguitato lei e i suoi cari, Anke dovrà fare del suo meglio per prendersi cura della misteriosa donna e del bambino che porta in grembo, la cui vita è legata a doppio filo alla sua. Ma nel rifugio di Berghof, la residenza segreta del Führer tra le Alpi bavaresi, niente è come sembra. Molte delle persone lì presenti, infatti, sono sottoposte allo stesso ricatto di Anke. E affezionarsi a uno di loro potrebbe complicare ancora di più le cose, mettendola davanti a una scelta impossibile da compiere. L’amore può sopravvivere agli orrori di una guerra?
RECENSIONE
Nel febbraio 1942 a Berlino
Hanke Hoff viene prelevata insieme alla sua famiglia, separata da essa e
trasportata in un campo di lavoro. La loro colpa, nonostante siano tedeschi, è
quella di essere in disaccordo con il regime e farlo capire apertamente. La
colpa di Anke è rafforzata da come lei svolge il suo lavoro di levatrice: in
ospedale, nascondendo il più possibile le deformazioni anche minime dei neonati
che la legge gli avrebbe imposto di denunciare
immediatamente alle autorità e, nella vita privata, recandosi nel ghetto
ebreo ad aiutare le donne in travaglio perché per Anke non fa alcuna differenza
la religione o la nazionalità di una donna che stia per partorire, dove c'è una
donna in travaglio, Anke c'è.
Una volta al campo di lavoro
cerca di nascondere la sua professione fino a quando una delle donne, che
sopravvivevano nella fetida baracca insieme a lei, non entra in travaglio.
L'istinto di Anke e la sua conoscenza professionale hanno la meglio sulla
prudenza e, da quel momento, lei diventa la “levatrice dei parti in casa” per
quanto si potessero chiamare casa le baracche fredde e sporche, infestate dai
ratti.
Anke uscirà da quel campo due
anni dopo non per essere libera, ma per avviarsi verso una nuova più pericolosa
prigionia dove sarà caricata di un'enorme responsabilità: dovrà seguire durante
la gravidanza e nel parto nientemeno che Eva Brown che porta in sé il figlio
del “padre della Germania”, il figlio del Reich.
Sotto la minaccia di
ritorsioni verso i membri della sua famiglia, prigionieri in diversi campi,
Anke dovrà trovare la forza di occuparsi
della giovane Eva lasciando da parte la propria repulsione per tutto quello che
riguarda il padre del bambino.
In mezzo alle montagne
bavaresi circondata dal lusso, dove il dolore, la morte, il sangue delle
battaglie non arrivano, Anke è assalita
dal dolore e dai sensi di colpa, e da
mille dubbi quando viene segretamente contattata dalla resistenza che vorrebbe
il bambino per non farne un trionfo di Hitler. Per Anke però, quello che sta
per arrivare è solo un bambino e quella che sta per darlo alla luce è solo una
donna bisognosa del suo aiuto.
Cosa potrà fare Anke? Ci sarà
un assalto appena dopo il parto? O è tutto un raggiro dei tedeschi per mettere
alla prova la sua lealtà? Dopotutto lei è una dissidente. Di chi potrà fidarsi
all'interno di quella prigione dorata?
L'epilogo della storia non è
affatto scontato.
Alla fine Irena riuscì a
godersi il prezioso contatto con il neonato di quasi tre ore. Alle sette le
guardie spalancarono la porta per fare l'appello, accompagnate da una sferzata
di vento gelido. Quella baracca era stata esclusa dalla conta all'esterno solo
perchè molte donne erano costrette a letto e le guardie s'indispettivano
pericolosamente se le vedevano cadere durante la lunga attesa.
Davvero un bel romanzo,
scritto in prima persona da un'ostetrica che ci regala particolari del
momento del parto come solo chi li conosce perfettamente può fare. Ogni
descrizione del travaglio e del parto è scritta così bene che sembra di
assistervi di persona. La professionalità e la grande umanità che
caratterizzano il lavoro di levatrice, la sua capacità di capire quando è il
momento d'intervenire e quando invece si deve lasciare che sia il bambino a
decidere come muoversi, è commovente. Questa grande umanità pervade tutto il
romanzo, ma l'autrice riesce anche a farci vivere la strana atmosfera di quella
ricca villa in cima alle montagne lontana dal mondo reale dove si soffriva e si
moriva per la guerra, per le torture, per gli stenti.
<<Visto da dove
vengo, sergente, non mi faccio illusioni
circa la posizione che occupo qui>>, dissi, <<sono ancora una
prigioniera ridotta in schiavitù, per quanto la si voglia imbellettare>>.
<<Una schiavitù molto confortevole Fraulein>>, ribattè senza
esitare, << deve solo tenere a mente questo. E la sua famiglia. Buona
giornata>>.
Una gabbia dorata dove anche la giovane Eva è
prigioniera non solo dei muri che la circondano ma anche della sua adorazione
per un uomo che a malapena la sopporta e dal quale spera di ottenere un
briciolo di attenzione in più regalandogli il prezioso erede.
Leggendo pagina
dopo pagina si viene immersi in questo senso di prigionia e d'ineluttabilità.
Inoltre la gravidanza procede proprio verso la fine del conflitto e la
sconfitta del Reich, quindi sembra che tutto si muova in una specie di lento
precipitare e noi vi siamo magistralmente guidati dalla memoria narrativa della
protagonista.
Una cosa che mi ha fatto
riflettere è stata il venire a conoscenza delle donne incinte nei campi di
concentramento. Mille volte ho visto i filmati fatti dagli alleati che
ritraevano i prigionieri dei campi, uomini e donne fatti di terrore ma mai vi avevo
scorto donne in gravidanza. Questo romanzo mi ha fatto scoprire l'ennesima
atroce verità di quegli anni oscuri. Donne che venivano prelevate già in
gravidanza o che la scoprivano una volta prigioniere frutto della violenza
subita dai carcerieri. Dolore su dolore, dopo il parto, i bambini venivano
prelevati e uccisi gettandoli nei bidoni d'acqua. Che cose orribili sa fare
l'essere umano?
Nonostante ciò questo
romanzo riesce a farci riconciliare con la nostra natura a volte così
ripugnante grazie alla dolcezza della levatrice Anke che porta il suo afflato
umano ovunque ce ne sia bisogno, che continua a credere, nonostante tutto,
nelle parole che le diceva il padre “L'umanità vincerà, stanne certa”
Dal mio appartamento
accanto a Chauseestrasse vedo il Muro crollare, piccoli gruppi che demoliscono
anni di reclusione, corpi che scappano via veloci con il loro concreto pezzo di
storia, già smerciabile. Come formiche con il loro bottino
~
Chiunque abbia visto il
muro innalzarsi ricorda anche il tempo prima, durante e dopo la furia che si
era impossessata della Germania, dell'Europa e del Mondo.
È un libro che consiglio
davvero a tutti per conoscere meglio
dettagli che la storia ufficiale non racconta, cosa che ovviamente non riguarda
la gravidanza di Eva Brown, quella è pura fantasia e per scoprire ancora una volta, la forza che
abbiamo con la quale possiamo
sconfiggere la natura oscura che ci portiamo dentro e, forse possiamo fare
nostra la frase del padre di Anke : “L'umanità vincerà. Siamone certi”.
Buona lettura!
Bello |
Il team di Passion For Books. ♥
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