martedì 25 febbraio 2020

Recensione "La trasparenza del camaleonte" di Anita Pulvirenti

Cari romantici, Silva Zenati ha letto "La trasparenza del camaleonte" di Anita Pulvirenti, un romanzo edito DeA Planeta.

Titolo: La trasparenza del camaleonte
Autrice: Anita Pulvirenti
Genere: Romanzo
Editore: DeA Planeta
Per acquistarlo → La trasparenza del camaleonte

to be continued...

SINOSSI
Nasconderti tra la folla non può impedirti di scoprire chi sei.

Carminia non riesce a guardare nessuno negli occhi. Vorrebbe che non le rivolgessero mai la parola, nemmeno per augurarle buongiorno. Il minimo ritardo la infastidisce, un quadro storto la infastidisce. Ha un menu fisso per ciascun giorno della settimana, un ordine preciso per vestirsi ogni mattina, un modo corretto con cui la carta igienica deve scorrere sul portarotolo, e diciotto copie del suo libro preferito in soggiorno, su uno scaffale. Rifugge qualsiasi rumore o semplice contatto umano. La verità è che le persone sono d’intralcio alla sua esistenza. Carminia ha la trasparenza del camaleonte, la stessa capacità di adattarsi alle situazioni in cui si trova e, in quelle, sparire. Eppure soffre per tutto ciò che non le riesce, la disturba, non le viene naturale: ha la sindrome di Asperger, ma ancora non lo sa. È solo quando finalmente le viene diagnosticata, e la madre sembra riemergere da un’infanzia ormai lontanissima, che il suo mondo di ordine e routine comincia a vacillare. Insieme a Rebecca, una bambina impertinente e linguacciuta, Carminia si troverà allora a dover fare i conti con se stessa, con il suo modo di abitare il mondo e con ciò che significa, alla fin fine, normalità.

RECENSIONE

Carminia è una bella donna, di quarantanni, intelligente e ha un lavoro da impiegata. Sembrerebbe tutto normale, addirittura banale, ma così non è perché Carminia ha dei problemi grandi come case a relazionarsi col mondo ma proprio tutto il mondo, dal rumore meno intenso ai tentativi di qualcuno di avere una conversazione con lei.
A causa di questi problemi, fin da bambina, è stata considerata di volta in volta pazza, depressa, bipolare e altro ancora, e tutti i terapisti a cui si è rivolta non sono stati in grado di aiutarla davvero a trovare un po' di pace che lei riesce in qualche modo a costruirsi solo con la ripetitività di azioni e movimenti, evitando come la peste gli imprevisti e tutto ciò che esula anche per un istante dalla sua super collaudata routine e riesce a farlo rendendosi trasparente come un camaleonte. Spera sempre di confondersi abbastanza tra i rumori e i colori del mondo da non essere vista perché solo così si sente al sicuro.
Mi resta abbastanza difficile dare un giudizio unico su questo romanzo perché da una parte l'ho trovato assolutamente piacevole, ma dall'altra c'è quello che mi ha colpito come un problema di fondo che mi lascia alquanto perplessa.
Inizierò con quello che mi lascia perplessa. Il romanzo è ambientato ai giorni nostri e la protagonista ha quarantanni, fin dalle prime parole della prima pagina ho capito a cosa si riferisse il titolo, cosa intendesse l'autrice per “trasparenza del camaleonte”, difficile non capirlo dopo che per dodici anni una notissima serie TV ci ha deliziato con le avventure tragicomiche di uno dei protagonisti caratterizzato dalla stessa camaleontica personalità e ancor più difficile non farsi venire in mente il protagonista della serie TV dal momento che l'autrice descrive in modo ossessivo le azioni ripetitive della protagonista.

Sono dodici anni che lavora lì eppure, quando deve attraversare le postazioni dell' ufficio prenotazioni ancora avverte l'istinto di coprirsi le orecchie perché la testa non le esploda. Vorrebbe che sparissero tutti dal quindicesimo piano del grattacielo.
Terapista n° 13: le da fastidio quando qualcuno le cammina alle spalle?

Fin qui tutto bene, ma quello che poi ho trovato stonato è che nessuno, dalle insegnati delle elementari alla sfilza di terapisti, una quindicina almeno, abbiano capito quale fosse il problema cosicché le maestre si disperavano e i terapisti continuavano a imbottirla di medicinali diversi secondo la diagnosi a cui arrivavano.
Chi è che riesce a vedere meglio e a indirizzarla da una terapista che, finalmente le darà una diagnosi?
La proprietaria di una libreria che si definisce “un po' strega” e la terapista riuscirà a capire tutto facendo quattro chiacchiere con Carminia lì nella libreria sorseggiando una tisana.
Avrei trovato la cosa più verosimile se il romanzo fosse ambientato, non so, negli anni cinquanta o sessanta quando dell'autismo in tutte le sue sfumature non se ne parlava o se la protagonista non avesse mai frequentato psicologi continuando a chiedersi come mai lei non interagisse come gli altri e non glie ne importasse assolutamente niente di farlo, costringendosi a uniformarsi almeno ad alcuni dei comportamenti che osservava nelle persone che le avrebbero evitato, se non altro, un eccessivo contatto con le stesse.

La bambina è riservata, diceva nonna, e se ne vantava, così crescerà giudiziosa e timorata. Era il suo orgoglio, pensa a quella scalmanata di tua figlia e ai problemi che ti darà, diceva a chi osava fae domande. Finché aveva vissuto con lei era sempre stata appoggiata nelle perseveranza delle sue manie.

Mi viene in mente che uno dei primi film sull'argomento è del 1988 e, da allora, non si è mai smesso di avere informazioni  su questa particolare patologia  fino ai giorni d'oggi quando noti personaggi vengono presentati dai media con nome, cognome e... l'aspetto psicologico che li caratterizza.
Proprio grazie a tutto questo io, che non sono una psicologa, ho capito fin dalle prime battute di cosa si stesse parlando. Come hanno fatto maestre, professoresse e terapisti, nel romanzo, a non averne mai nemmeno un sospetto?
E passo a ciò che mi è piaciuto. Innanzitutto, la scrittura, scorrevole, ricca con narratore esterno e con la modalità non usuale di scrivere i discorsi diretti senza il classico “duepuntivirgolette”.
La Pulvirenti è molto brava a far sì che i dialoghi non si confondano col resto della narrazione per cui si riesce a leggerli benissimo senza mai avere dubbi su quando si sta leggendo un dialogo o un pezzo narrativo.
Seconda cosa che mi è piaciuta è stata lo scoprire in me e in chi ho intorno alcune delle ossessioni di Carminia. Chi di noi, infatti, non odia essere apostrofato al mattino, appena sveglio?
Chi di noi resiste a non raddrizzare un quadro se lo vede un po' storto?
Io, ad esempio, ho la mia “tazzina del caffè del mattino” e se mi accorgo che qualcuno, durante il giorno, l'ha usata mi infastidisce anche se di tazzine ne ho altre venti nella credenza.

Ogni giorno, dall'isola, guarda il sole spegnersi nel mare. Può dirsi soddisfatta quando ha trascorso un'intera giornata senza incontrare nessuno. Può sentirsi appagata quando ha compiuto almeno cinque delle azioni quotidiane riportare nel taccuino dei lavori domestici

In conclusione, nonostante la mia perplessità sulla trama è un romanzo che consiglio perché attraverso le descrizioni dell'autrice possiamo avvicinarci un po' di più alla fatica del vivere di persone che non sono malate ma, semplicemente, hanno una percezione diversa di ciò che le circonda e, inoltre, possiamo scoprire che in noi che ci sentiamo “più giusti” ci sono invece tante “stranezze” che, forse, sono ciò che ci rende unici.
Buona lettura!
Piacevole
Alla prossima, Silva Zenati.
Il team di Passion For Books. ♥

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